Spinti in un baratro dal quale sarà difficile uscire. Dopo il lockdown generale, per lo sport italiano è arrivata la scure di una nuova serrata. Ad ottobre (il 18) si sono fermate le discipline di contatto, poi con il dpcm del 24 ottobre si sono chiuse le porte delle palestre e delle piscine, nonostante gli organi preposti a valutare la conformità ai protocolli di sicurezza non abbiano ravvisato difformità, negligenze o irregolarità. Una beffa tremenda per tutti: per i manager, per i dirigenti delle Associazioni o Società Sportive Dilettantistiche, per i lavoratori e i collaboratori del comparto, per i frequentatori dei centri sportivi e per tutti gli sportivi in generale. In poche parole, per più di 20 milioni di persone. Tanti sono gli individui che svolgono un’attività fisica, sia come tesserati sia come singoli cittadini. I ristori promessi sono soltanto un palliativo, un piccolo aiuto per un settore che è consapevole di non essere considerato come indispensabile. Eppure, produce più del 3% del prodotto interno lordo. A gennaio, se sarà quello il mese della ripartenza, si tireranno le somme, anche se sarebbe più opportuno parlare di sottrazione. Si farà la differenza tra gli operatori dello sport attivi alla fine del 2019 e quelli che sono rimasti in vita alla fine di un anno funesto, segnato nell’animo e nell’economia da una pandemia.
Il gap, quel numero che ci indicherà il divario, ci dirà la portata della catastrofe, ma non ci indicherà con esattezza i danni sociali. Perché senza gli operatori dello sport, senza i suoi volontari e senza i centri sportivi, veri e propri nodi di quartiere o di prossimità che rispondono alle esigenze del territorio, non avremo delle sentinelle e degli avamposti del benessere psico-fisico e della salute dei cittadini italiani. Senza gli ultimi baluardi della società, c’è il rischio di disgregazione sociale, di impoverimento culturale e spirituale e di vedere crescere una generazione di giovani priva di quei valori positivi che solo lo sport sa trasmettere.
OPES, come sempre ha fatto e come continuerà a fare anche in futuro, sarà al fianco delle associazioni e delle società sportive, dei suoi tesserati e di tutte quelle persone che non vogliono essere soggette ad un dream gap imposto dall’alto, ovvero all’incapacità di sognare in grande. E le nostre attività ed iniziative di ottobre e novembre sono andate proprio in questa direzione.
Buona lettura!