Reload. Il secondo mese dello sport in quarantena è stato caratterizzato da un concetto: trovare in una condizione di disagio fisico e psichico una nuova forza, un’energia diversa. Dopo essersi fermato e dopo aver accettato la nuova situazione imposta dal lockdown, il mondo dello sport ha iniziato a ricaricarsi sotto ogni punto di vista.
Le associazioni sportive dilettantistiche e i settori di OPES, ad esempio, hanno capito sin da subito che serviva un’idea o un intervento per cambiare l’immobilismo logorante dettato dal coronavirus. La soluzione è stata colta nelle challenge che hanno permesso agli atleti di sfidarsi a distanza, di mostrare le loro abilità, di evidenziare la loro voglia di non arrendersi e, come successo con la seconda sfida di ginnastica ritmica, di coinvolgere nella realizzazione di un esercizio anche i familiari. Se paragonare lo sport ad una cura per combattere i disagi arrecati dal coronavirus può sembrare eccessivo, permetteteci di affermare che quantomeno è stato una medicina. Lo abbiamo visto nei sorrisi e nei messaggi degli atleti più giovani e lo abbiamo osservato anche nelle mail inviateci dai genitori. Gli attestati di stima e i ringraziamenti ricevuti sono una chiara dimostrazione di come lo sport di base sia importante per la società e per la crescita degli adulti di domani.
Aprile è stato anche il mese degli incontri da remoto e dei dibattiti online. Se da un lato OPES ha fatto la sua parte al tavolo delle istituzioni, con l’obiettivo di difendere gli interessi delle associazioni affiliate e dei lavoratori sportivi, dall’altra ha deciso di raccontare ad una vasta platea di interessati e di operatori dello sport tutto quello che stava accadendo a livello di norme, di indennità e di accesso ai fondi o alla liquidità.
La programmazione dello sport dell’era post-coronavirus è iniziata.
Buona Lettura!