Stop! Tutti in quarantena. Distanti ma uniti e con un pensiero fisso: andrà tutto bene. Nessuno era pronto al lockdown, alla chiusura totale. Ma è stato necessario farlo per quel fine ultimo che si chiama bene sociale. Bene della collettività o della Nazione.
Per quelli come noi, che vivono di relazioni sociali, che intendono lo sport come una palestra di vita, che hanno nel mantra “mens sana in corpore sano” di Giovenale uno dei leitmotiv della giornata, che accostano l’attività fisica al benessere o che nella vita hanno la missione di insegnare i valori positivi dello sport e di educare i giovani affinché crescano con dei sani principi, piegarsi al vento virale è stata davvero dura. Pensavamo che niente e nessuno avrebbe potuto fermarci. Ed invece, come una tigre feroce che azzanna tutto e tutti, è arrivato il COVID-19. Ha sbriciolato la nostra società e messo in ginocchio l’economia. Democraticamente ha colpito tutti. Anche gli sportivi, i super eroi moderni, e le associazioni sportive dilettantistiche. Il conto da pagare è salato, sia in termini di vite sia considerando i danni economici. Servirà tanta coesione, solidarietà e passione per ripartire. Ma ripartiremo e torneremo a riempire stadi, impianti sportivi e palestre che oggi sono vuoti. Ritroveremo le nostre passioni, le nostre attività, le nostre competizioni ed esibizioni che oggi vivono nei nostri ricordi, nelle nostre immagini o nei nostri sogni. Anche se cambiati, ci riprenderemo la nostra vita e l’amata quotidianità. Abbracceremo la vita e apprezzeremo ogni suo piccolo aspetto.
Una cosa però è importante. Questo tempo da trascorrere nelle nostre abitazioni non deve essere sprecato, ma deve diventare un’occasione per programmare la ripresa ed il ritorno alla normalità e alle nostre attività. Con più forza.