Cento nomi, cento leggende. Da Mennea a Zoff, da Coppi a Rivera, da Simeoni a Idem, dai fratelli D’Inzeo a Benvenuti, Mangiarotti, Belmondo, Compagnoni e Trillini. Cento nomi, cento sportivi: ottantasette uomini e tredici donne che hanno fatto grande lo sport italiano e la cui memoria sarà consacrata per l’eternità grazie alla prima Walk of Fame che ha inaugurato ieri a Roma. Cento mattonelle celebrative in tutto, per rappresentare gli atleti più significativi della storia disposti secondo la data di nascita, dal 1877 di Gian Giorgio Trissino (equitazione) al 1977 di Domenico Fioravanti (nuoto).
La Walk of Fame si sviluppa lungo viale delle Olimpiadi fino a largo De Martino, nel parco del Foro Italico; in futuro, la passeggiata si estenderà verso lo Stadio dei Marmi, mano a mano che nuovi atleti andranno a comporre la costellazione delle più grandi icone dello sport italiano di tutti i tempi. Le prime cento lastre riportano incisi in oro il nome dell’atleta, la disciplina e poi in basso a destra lo scudetto dell’Italia, tutto su fondo bianco lucido all’interno di una cornice azzurra.
Menzione a parte per Pietro Mennea, la Freccia del Sud: emozionante il momento in cui è stato svelato il suo nome, alla presenza della moglie Manuela e della grande amica Sara Simeoni, anche lei celebrata qualche metro più avanti.
“Oggi celebriamo le cento persone che hanno fatto grande il nostro sport in 101 anni di Coni” – dice all’inaugurazione il presidente del CONI Giovanni Malagò, che spiega: “I nomi sono stati scelti dagli stessi atleti, come è giusto che fosse. Abbiamo fatto quello che era giusto fare: ricordare le persone che hanno reso grande il nostro Paese, e mi permetto di dire non solo nello sport”.
La Walk of Fame celebra anche gli atleti paralimpici. Tre, per il momento, quelli inseriti nella passeggiata: Roberto Marson (schermidore), Paola Fantato (arciera) e Luca Pancalli (pentatleta). “È stata una grande emozione, che mi ha portato indietro nel tempo, a tanti momenti belli ma anche a tanti sacrifici e sconfitte. È uno straordinario segno di riconoscenza nei confronti di tanti campioni. E nella grande famiglia ci siamo anche noi paralimpici”, dice proprio Pancalli, presente all’inaugurazione.