Restate a casa. Il grido che parte dall’Italia e che riecheggia anche in Europa per combattere il coronavirus

Mentre si susseguono in radio, in TV e sui social appelli di tutti i tipi per invitare chi non ha compiti particolari a rimanere a casa, ancora troppi italiani fanno orecchie da mercante e le pensano di ogni tipo per andarsene gironzolando, anche senza scopo, e mettendo a rischio così la propria e l’altrui salute.

Il coronavirus non è un videogioco, né un film horror, è una realtà che ci ha colti all’improvviso e che rischia di scrivere tante brutte pagine sui futuri libri di storia. In Italia si sta cercando di prendere tutte le misure possibili affinché il virus non trovi la possibilità di riprodursi contagiando ancora, ma è fuori discussione che questa attenzione e queste necessarie accortezze siano partite in ritardo dopo un disgraziato periodo di sottovalutazione. Non a caso, infatti, in questo momento siamo il Paese con più vittime nel mondo e più infetti dopo la Cina, che invece sta finalmente avviandosi alla risoluzione del problema.

Sarebbe però un errore giudicare gli italiani un popolo di incoscienti, considerando come ci si comporta in altri Paesi, dove le idee sembrano ben più fumose e confuse delle nostre e dove i risultati delle negligenze di oggi si vedranno solo tra qualche giorno. In Inghilterra, ad esempio, Boris Johnson ha fatto marcia indietro dopo aver abbracciato l’idea di promuovere “l’immunità di gregge”. Si deve essere reso conto che qualche centinaia di migliaia di morti che poteva causare con le idee che qualcuno gli ha mal suggerito, non sarebbero state gradite. Così ora ha abbracciato anche lui il sistema all’Italiana. In compenso ancora non fa chiudere le scuole e continua a far giocare le partite del calcio minore, dopo aver sospeso quelle della Premier League.  Normale a questo punto che gli inglesi siano confusi: chi ha più rapporti con l’estero è spaventato e cerca di proteggersi come può. Chi invece è meno informato guarda chi gira con mascherina e guanti come si guarderebbero alieni dalla pelle verde. In Francia Emmanuel Macron – anche lui meglio tardi che mai – ha deciso di chiudere scuole e università, ma come in Italia ha lasciato in funzione i mezzi pubblici. Unico appunto, il Presidente francese ha permesso che lo scorso weekend si tenesse il primo turno delle elezioni municipali in circa 35 mila comuni, e in alcune importanti città come Bordeaux, Marsiglia, Nizza, Lione, Tolosa, Lille, Montpellier, e anche a Parigi, la capitale. Affluenza al primo turno tra il 44 e il 46,5%, 10 punti in meno rispetto al 2014. In compenso si sta pensando di rinviare il secondo turno che dovrebbe essere il 22 marzo. Insomma, anche qui poche idee ma confuse…

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