“Ma va’ a capire perché si vive se non si balla”. Non è solo una frase ad effetto del tormentone “Dove si balla” di Dargen D’Amico. È qualcosa di più. È un martello a percussione che colpisce le sinapsi. Le costringe a lavorare alacremente per decriptare e decifrare quel messaggio che sembra provenire dal futuro o possedere un codice ai più sconosciuto. Invece, quelle parole sono attuali e richiamano il pensiero di Nietzsche, che considerava persi i giorni in cui non si è ballato almeno una volta. Più l’ascoltiamo, più scopriamo il senso di una canzone che ci invita al movimento e ad esprimerci, anche attraverso quell’arte travolgente che ci fa stare a galla, permettendoci di esorcizzare i nostri incubi.
La danza, insomma, diventa catarsi. Assolve alla perfezione il compito di processo di liberazione da esperienze traumatizzanti che hanno minato l’equilibrio psichico di un individuo. È simile ad una medicina che allevia le sofferenze. Sulla base di questo principio, Enrico Di Prisco, responsabile nazionale del settore della danza di OPES, ed il suo staff vogliono sostenere la passione, il sogno ed il futuro di una ballerina ucraina rifugiata in Italia. Scappata dalla guerra e da una quotidianità insostenibile per una adolescente, Arina, questo il nome della giovane danzatrice, è giunta nel Bel Paese insieme alla sua famiglia. Martedì 29 marzo, è stata accolta all’interno della segreteria del settore diretto da Enrico Di Prisco, dove è stata allestita una calorosa cerimonia di benvenuto.
L’incontro è servito anche per gettare le basi dei prossimi step in modo da favorire, attraverso la pratica della danza, il processo di integrazione ed inclusione nella società italiana di Arina e di tutti i danzatori ucraini rifugiati nel nostro Paese. La giovane ucraina potrà allenarsi liberamente e partecipare alle competizioni o alle manifestazioni promosse da OPES. Il suo primo impegno sarà al Pagani Danza Festival, in programma il prossimo 10 aprile. Concentrandosi sulla sua passione e potendo praticare la disciplina che ama, Arina proverà a riprendersi la sua giovinezza e a riacquistare la serenità perduta.
“Auguro ad Arina – ha scritto in un post facebook il responsabile nazionale della Danza di OPES Enrico Di Prisco – un futuro florido, roseo, splendente, fatto di danza, passione e sorrisi. Colgo l’occasione per ribadirle che resterò sempre a sua disposizione per darle una mano nel raggiungimento dei suoi obiettivi”.
Nelle ultime ore è aumentato sensibilmente il numero delle scuole danza che hanno deciso di seguire l’esempio di Enrico Di Prisco. Per i ballerini ucraini rifugiati in Italia, si aprono le porte delle Associazione e società sportive dilettantistiche affiliate ad OPES. Ma le novità non finiscono qui. Il movimento della danza sta mettendo in piedi iniziative di sport e solidarietà, come accadrà il 10 aprile al Pagani Danza Festival, per aiutare chi è in difficoltà a causa del conflitto russo-ucraino.