Apprendiamo con dispiacere l’ennesima azione delle Guide Alpine di rivendicare un proprio monopolio sulle attività all’aria aperta, in particolar modo sull’arrampicata sportiva. È in atto un tentativo, peraltro maldestro, di strumentalizzare a proprio esclusivo favore quella che dovrebbe essere una modifica legislativa per disciplinare compiutamente una realtà in continua espansione, che non può che essere condivisa con tutti gli operatori attuali del settore. La realtà fotografata dalla legge 6 del 1989, infatti, è ben diversa da quella attuale. All’epoca della emanazione della citata legge lo sport arrampicata stava muovendo i suoi primi passi e i suoi praticanti erano poche centinaia in tutta Italia, tanto è vero che la legge si preoccupava solo di disciplinare fondamentalmente l’attività sci alpinistica e alpinistica, disinteressandosi di una pratica non a caso largamente snobbata dalle stesse guide alpine.
Pertanto, i partiti di ogni colore, prima di presentare modifiche di legge sul tema, dovrebbero ascoltare non solo le poche centinaia di guide abilitate e gelose del loro monopolio, ma anche tutti gli operatori e gli Enti che, sotto l’egida del CONI, stanno rendendo grande questo sport. E che oggi contano decine di migliaia di praticanti. L’arrampicata sportiva è uno sport anche se praticato all’aria aperta. Sembrerebbe un’ovvietà lessicale, ma a leggere le dichiarazioni delle Guide e il progetto di legge presentato nulla va dato per scontato. L’autonomia del CONI, della Federazione Italiana di Arrampicata Sportiva e degli Enti di Promozione Sportiva che operano nel settore va garantita e preservata con tutte le forze. Se questa autonomia dovesse venire a mancare avremo il paradosso che le Guide Alpine, solo loro, potranno condurre la Squadra Nazionale alle Olimpiadi di Tokyo 2020 o a quelle di Parigi 2024. E sempre solo loro saranno le uniche figure abilitate a promuovere questo meraviglioso sport nelle scuole e nelle piazze.
E tutto questo solo per cosa? Per mantenere un privilegio monopolistico di una casta ristretta di operatori del settore. La solita ricetta all’italiana.
Auspichiamo che il Ministro dello Sport prenda in mano la situazione e garantisca il giusto confronto con CONI, FASI ed EPS su una modifica legislativa così importante.