Come un fulmine a ciel sereno, la notizia della scomparsa di Davide Astori ha squarciato la prima domenica di marzo. Quel tuono, arrivato poco prima dell’ora di pranzo, ha sconvolto il mondo dello sport ed ha paralizzato l’Italia del pallone che si preparava ad assistere ad una 27° giornata di campionato ricca di match interessanti. Di fronte alla tragedia che ha toccato la famiglia del capitano della Fiorentina, la società dei Della Valle, gli amici e tutti i calciatori che hanno incrociato sul rettangolo verde il trentunenne difensore di San Giovanni Bianco (BG), il calcio si è fermato in segno di rispetto. L’incredulità si è mescolata allo sbigottimento e ad un turbamento emotivo che è riuscito a produrre soltanto dei “perché” che non hanno trovato una risposta. Perché il cuore di Astori, di un atleta forte, controllato, monitorato costantemente e allenato, ha cessato di battere?
Davide Astori è stato trovato esanime nel letto della camera d’albergo che ospitava il ritiro della Fiorentina, impegnata a Udine contro la formazione locale. Avrebbe dovuto presentarsi all’appuntamento delle 9,30 come previsto dal programma dello staff tecnico ed, invece, il capitano, colui che era un esempio per tutti e non faceva mai tardi, non è mai arrivato. Il medico sociale della “Viola”, allertato dal dirigente che era salito nella camera del ragazzo, non ha provato neppure a rianimarlo. Non c’era più nulla da fare. La prima ispezione cadaverica parla di decesso per cause naturali, ma sarà l’esame autoptico ad approfondire le cause della morte.
Il Presidente del CONI Giovanni Malagò, avvertito dalla società, è rimasto scioccato come tutti gli italiani. Durante la conferenza stampa ha invitato tutti, professionisti dell’informazione e non, a non fare speculazioni sulla tragedia, perché in Italia i controlli medici per l’idoneità sportiva sono severi, meticolosi e funzionano benissimo.
I Campioni della Serie A ed anche i più illustri artisti europei dell’arte pedatoria hanno provato a metabolizzare la tragedia lasciando sui social il loro messaggio di cordoglio e di affetto alla famiglia di Davide Astori, alla compagna e alla figlia di due anni. La morte del difensore ha toccato tutti, perché Astori era un calciatore d’altri tempi, un ragazzo pacato, uno che ha dovuto fare tanta gavetta per arrivare a giocare nel massimo torneo del calcio italiano, un uomo umile e un esempio. Pacato, sempre disponibile per una foto, il difensore della Fiorentina era il capitano che sapeva unire e cementare un gruppo senza aver bisogno di alzare la voce. I suoi ex compagni lo hanno ricordato con delle immagini che lo ritraevano sorridente. In un’intervista televisiva raccontava che il suo miglior pregio era anche il suo peggior difetto: la tranquillità.
La sua carriera iniziò nelle giovanili del Milan per proseguire poi nel Pizzighettone e nella Cremonese, prima di fare il grande salto nel Cagliari. Le sue prestazioni in Sardegna attirarono gli scout delle grandi squadre. Alla fine la spuntò la Roma. Nella Capitale giocò per una sola stagione, poiché fu la Fiorentina ad assicurarsi le prestazioni sportive di quel ragazzone con il fisico da corazziere. Nella culla del Rinascimento, Astori, stava mettendo le radici e costruendo un futuro per sé e per la famiglia. Andrea Della Valle, il patron della “Viola”, avrebbe dovuto incontrare il giocatore ed il suo agente per estendere la durata del contratto, legando di fatto il capitano alla Fiorentina fino alla fine della carriera. Ed invece, un destino baro e beffardo ha strappato Davide Astori all’affetto dei suoi cari, dei suoi amici e di tutti quegli sportivi che hanno apprezzato le sue doti di calciatore.
Di fronte ad una simile tragedia non ci sono parole. Provare a cercare una spiegazione a tutti quei “perché” risulta pressoché impossibile. Resta l’esempio di uno calciatore esemplare e il desiderio di ritrovare le sue caratteristiche e i suoi valori nei giovani sportivi del futuro. (LD)
(Fonte foto: it.violachannel.tv)