Se gli elementi naturali e l’ambiente in cui vive una persona potessero influenzarne il carattere, allora potremmo dire che i salentini sono solari, accoglienti, calorosi, resistenti, resilienti, sinceri e limpidi. Nel tacco d’Italia, lì dove la scritta “de finibus terrae” con un accento un po’ negativo annuncia che il suolo italiano termina, la fanno da padrone il sole, il mare e il vento. Per i discendenti dei Messapi sono semplicemente lu sule, lu mare e lu ientu, ovvero l’essenza del Salento. In questo angolo d’Italia abitano uomini e donne dal cuore grande, coraggiosi e mossi da una forza d’animo e da una volontà che sono energia vitale allo stato puro. Un esempio è Paolo De Vizzi. Originario di Manduria, la città dei Messapi e del vino “Primitivo”, Paolo è un portento, un patrimonio della subacquea e dell’Italia, al pari degli ulivi millenari e dei muretti a secco della sua terra. Nel 1996, all’età di 22 anni, rimane vittima di un gravissimo incidente stradale. La diagnosi è tragica e non lascia speranze: lesione midollare e paralisi dal busto in giù. La voglia di non arrendersi di un giovane salentino, il suo incommensurabile amore per la vita e le cure di un centro specialistico di Imola riescono a compiere un miracolo, trasformando quella lesione da permanente in temporanea.
Tra una seduta di fisioterapia e l’altra, Paolo ritorna a vivere e scopre passioni apparentemente sopite o dimenticate. Una di questa è il contatto con l’acqua, elemento naturale che non può essere scisso dalle radici di un salentino. Del resto l’acqua cristallina del Mar Ionio che bagna Manduria è un invito a scoprire una dimensione diversa, un mondo sommerso che può solo lasciarti esterrefatto. Le immersioni subacquee gli regalano emozioni forti, intense, che vengono amplificate dalla bellezza e dai colori marini. Ogniqualvolta si cala la maschera e si attacca all’erogatore delle bombole percepisce vita, tantissima vita. Dopo le prime esperienze, per certi versi ricreative, nella testa di Paolo scatta un impulso: prendere il primo brevetto subacqueo. L’Open Water è soltanto il primo passo, perché nel giro di poco tempo ottiene la massima licenza per svolgere attività subacquee, considerata la sua disabilità. È l’inizio di una nuova fase della vita, di una missione da portare avanti per se stesso e per quelli come lui che ogni giorno devono fronteggiare un destino baro e beffardo o sono chiamati ad affrontare le avversità e gli ostacoli che si palesano nella vita. Il suo mantra “nella vita nulla è impossibile, basta volerlo” diventa un motto che alimenta le sue giornate e le sue sfide. Nel 2011, ad esempio, scende a 62 metri e 30 centimetri sotto il livello del mare e stabilisce un nuovo primato per subacquei disabili. Le sfide lo affascinano e la voglia di spingere il proprio fisico al limite delle possibilità lo spronano a compiere imprese leggendarie. Del resto, parafrasando Michael Jordan e Sant’Agostino, i limiti sono solo delle illusioni; pertanto se una persona riesce a superare se stessa riesce a superare il mondo. Il successivo traguardo da raggiungere lo individua nella permanenza sott’acqua per 10 ore. È il 30 giugno quando si immerge per trascorrere 20 ore della sua vita sul fondale, giocando a dama con i suoi assistenti, mangiando frutta e andando in giro con lo speciale scooter subacqueo. Pur sapendo che non sarà utile, negli abissi porta anche la sua carrozzina. Quel mezzo che è costretto ad utilizzare per spostarsi sulla terra ferma diventa superfluo in un ambiente dove qualsiasi persona può sentirsi libera ed autonoma. Nel 2013, dopo aver fondato l’Associazione Sportiva Dilettantistica “Il mare senza limiti”, si focalizza su un record per normodotati stabilito in Sicilia: 32 ore sott’acqua. Paolo, alla fine di giugno, riemerge dalle acque di Santa Caterina di Nardò dopo 34 ore e 30 minuti. Per compiere questa impresa eccezionale, però, ha dovuto far ricorso a tutte le sue energie fisiche e mentali. Nei momenti di difficoltà, quando ha accusato gravi problemi di ipotermia, non si è mai dato per vinto. Coriaceo, testardo, per certi versi unico e speciale, è andato a prendersi il primato. Passano 3 anni e nel 2016 punta il record mondiale assoluto di permanenza subacquea con erogatore, stabilito da un sub normodotato egiziano. Servono almeno 51 ore e 27 minuti per iscrivere il proprio nome nella leggenda e nella storia. Dopo essersi immerso nel mare di Santa Caterina di Nardò la sera dell’8 settembre, Paolo De Vizzi risale alle 23:30 dell’11 settembre. Tempo trascorso a 10 metri sotto il livello del mare? 51 ore 56 minuti. Straordinariamente record. Pazzescamente memorabile. Semplicemente esemplare.
Non sono trascorsi 3 anni da quella notte di settembre e già Paolo De Vizzi pensa ad una nuova sfida. OPES, perpetrando la sua missione di promuovere tutti gli sport e i valori ad esso collegati, fa il tifo per Paolo ed augura a lui e alla sua Associazione Sportiva di raggiungere i più grandi traguardi. Gli atleti come Paolo, esempi positivi ed ispiratori per tutti, meritano di essere accompagnati e sostenuti nelle loro imprese.