La gestione delle armi negli Stati Uniti: il Secondo Emendamento

I media di tutto il mondo riportano spesso notizie di stragi avvenute negli Stati Uniti a causa dell’uso incontrollato di armi da fuoco. Le sparatorie, in molti casi, si consumano in luoghi frequentati come college, scuole e centri commerciali e persone innocenti perdono la vita per mano di killer, anche giovanissimi.

Ma perché lo Stato Americano non va a disciplinare in maniera più adeguata l’uso delle armi da fuoco? In questo articolo cercherò di spiegare quali sono le motivazioni per cui non si prendono provvedimenti ad hoc, o meglio, perché si continua a permettere l’utilizzo delle armi da fuoco senza ulteriori restrizioni sulla detenzione e sull’uso di queste ultime.

Avete mai sentito parlare del Secondo Emendamento? La Costituzione degli Stati uniti d’America venne completata a settembre del 1787 dalla convenzione di Filadelfia per poi essere ratificata nel giugno del 1788. Ufficialmente entrò in vigore nel marzo del 1789. Nel corso dei secoli, la Costituzione degli Stati Uniti d’America ha subito modifiche per ben ventisette volte, al fine di essere coerente con i cambiamenti che viva la Nazione. Ogni modifica si traduce in Emendamenti, per cui ne deduciamo che non dobbiamo far riferimento a leggi, in quanto “un emendamento legislativo è una proposta di parziale modifica di un disegno di legge in ambito legislativo, prima che esso diventi legge a tutti gli effetti”. Negli Stati Uniti gli emendamenti costituzionali (“constitutional amendments”) sono adottati con un procedimento disciplinato dall’articolo V della Costituzione stessa.

Due anni dopo la Costituzione vennero introdotti i primi dieci emendamenti collettivamente noti come “United States Bill of Rights” (“Carta dei diritti degli Stati Uniti d’America”). Tali Emendamenti erano stati fortemente voluti dagli stati fondatori per garantire libertà e giustizia individuale e porre restrizioni ai poteri del Governo centrale. Non fu semplice per i Padri Fondatori mettere d’accordo tredici ex colonie, le quali si erano da poco lasciate alle spalle l’egemonia dell’Impero Britannico, a formare una federazione con a capo un Governo centrale. A seguito di lunghe  e complesse trattative, riuscirono a coinvolgere tutte le colonie, rassicurandole che il Governo centrale avrebbe fornito loro protezione e garantito i diritti civili individuali.

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Il Primo Emendamento è la colonna portante dei diritti delle libertà individuale, in quanto protegge la libertà religiosa; ognuno è libero di praticare il culto che ritiene più idoneo. Il Congresso, dunque, non può emanare leggi per limitare la libertà di praticare un culto religioso, né la libertà di espressione.

Il Secondo Emendamento, invece, recita: A well regulated Militia being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms shall not be infringed” (“Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”). Si precisa che la milizia all’epoca, trattata dal Secondo Emendamento, era fondamentale per le nascenti forze armate statunitensi; tant’è che durante la Guerra di Indipendenza la milizia composta da cittadini armati, minuteman (uomini pronti all’azione in un minuto), era di supporto all’esercito. Tali cittadini disponevano di un’arma che sapevano sicuramente usare e che doveva essere pronta all’uso. Il possesso di un’arma, all’epoca, era l’unico strumento che gli statunitensi avevano per difendere i propri territori, le proprie case e le proprie famiglie. Si può quindi affermare che il Secondo Emendamento sostiene il diritto di possedere armi.

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La Guerra di Secessione, combattuta dal 12 aprile 1861 al 23 giugno 1865, fu iniziata dalle milizie degli Stati Confederati, i quali attaccarono l’esercito federale a Fort Sumter a Charleston, in Sud Carolina.

Durante i primi anni di battaglia si verificarono combattimenti con le armi fra milizie Nordiste e milizie Sudiste. I Nordisti ritenevano che la fazione opposta usasse le armi in modo sovversivo; mentre per i Sudisti l’uso delle armi era legittimo contro il governo di Washington. Malgrado i Sudisti ebbero la peggio, le loro milizie rimaserolegali” per cui rimase il diritto a combattere con le armi. Tuttavia, in seguito, ci si pose più di un quesito: se effettivamente vi fosse il diritto di portare armi individualmente, o se si dovesse portarle solo se inquadrati in una milizia. In più, ci si chiese se tale diritto doveva considerarsi come costituzionale o come norma emendabile da una legge ordinaria.

La Corte Suprema emise sentenze contraddittorie in merito. Nella prima sentenza del 1886, Presser vs State of Illinois, la Corte Suprema stabilì che il Secondo Emendamento vietava agli Stati di limitare ai cittadini il diritto di detenere e portare armi, anche al di fuori delle milizie. Per cui era difeso il diritto di portare armi per il mantenimento dell’ordine pubblico.

Si arrivò poi al 26 giugno del 1934. All’epoca, il Presidente degli Stati Uniti d’America era Franklin Delano Roosevelt e, sotto la sua amministrazione, venne emessa una legge molto più restrittiva sul porto delle armi individuali, la cosidetta legge National Firearm Act. Malgrado le restrizioni contenute in questa storica legge, nel 1938 due malviventi comuni, intenti ad attraversare il confine fra lo stato dell’Oklahoma e quello dell’Arkansas, vennero arrestati perché trovati in possesso di fucili a canne mozze senza autorizzazione di porto d’armi. Successivamente vennero assolti dall’accusa di detenzione illegale di armi con la motivazione dettata dalla protezione del Secondo Emendamento.

Nel 1939, però, la Corte Suprema, con la sentenza United State vs Miller, modificò il verdetto e lo tramutò in una condanna, affermando che i fucili a canne mozze per la loro corta misura non potevano essere considerati parte di un equipaggiamento militare, quindi non adatti alle milizie cittadine.

Nel 1976, nonostante la sentenza della Corte Suprema del 1939, la municipalità di Washington proibì il possesso di qualsiasi arma non registrata: non si poteva trasportare un’arma nemmeno da una stanza all’altra della stessa casa senza autorizzazione. Le pistole detenute non potevano avere il colpo in canna. Un provvedimento severo, introdotto per fermare la violenza nelle strade della capitale americana.

Nel 2007 la guardia giurata Dick Heller insieme ad altre sei persone fece ricorso a questo provvedimento. L’uomo affermò che se poteva avere un’arma al lavoro allora aveva il diritto di tenerne una anche in casa per autodifesa. Si appellò, poi, al fatto che difendere la propria famiglia e nella propria casa in un quartiere pericoloso fosse un diritto insindacabile e che non essere armato fosse da irresponsabili. Nel marzo del 2007 la corte federale diede ragione a Heller, decidendo per la non costituzionalità del divieto. Tuttavia la città di Washington si appellò contro la sentenza proponendo il caso alla Corte Suprema, il maggiore organismo giudiziario degli Stati Uniti.

Nel 26 giugno del 2008 la Corte Suprema con una sentenza, ormai storica, decretò che il bando sul possesso delle armi da fuoco ad uso personale imposto nella città di Washington D.C. era incostituzionale. Vi erano in totale nove giudici, cinque dei quali votarono sull’incostituzionalità di tale provvedimento. La differenza la fece certamente il giudice Antonin Scalia. In proposito, nell’opinione di maggioranza da lui redatta si legge: “il Secondo Emendamento protegge la libertà individuale di possedere un’arma da fuoco, non connessa con la prestazione del servizio militare, e di usare quest’arma per scopi tradizionalmente legali, come la legittima difesa personale all’interno della propria abitazione”.

Il giudice John Paul Stevens espresse dissenso, riconoscendo comunque il diritto individuale di essere protetti dal Secondo Emendamento; era in disaccordo circa la rilevanza di tale emendamento, infatti chiese se “la domanda di questo processo è l’effettivo riconoscimento al legittimo utilizzo delle armi da fuoco per usi non militari come la caccia o la legittima difesa personale”.

Quest’anno, ancora una volta, la Corte Suprema è intervenuta riguardo ai diritti dei legali detentori di armi dell’Unione. In questo caso si trattava di una norma in vigore dal 2013 nello stato di New York volta ad autorizzare il porto delle armi laddove si dimostrasse l’effettivo bisogno. La Corte, con una maggioranza di sei giudici a tre, ha infine dichiarato la norma incostituzionale, perché in contrasto con quanto sancito dal Secondo Emendamento. Il giudice relatore, Clarence Thomas, ha considerato che “non è noto alcun altro diritto costituzionale che un individuo possa esercitare solo dopo aver dimostrato alle autorità governative di avere necessità speciali”.

Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in merito a tale sentenza ha chiarito: “Questa sentenza contraddice sia il buon senso sia la Costituzione e darà problemi a tutti noi. Sulla scia degli orrendi attacchi a Buffalo e Uvalde, così come di fronte ai quotidiani atti di violenza che ormai non fanno neanche più notizia, come società abbiamo il dovere di fare di più, non di meno, per proteggere gli americani”.

In attesa di un probabile effetto domino che ricadrà su tutti gli altri stati dell’Unione, dove è possibile siano in vigore simili regole, penso che la Corte Suprema Americana avrà modo di pronunciarsi ulteriormente, sollecitata dalle continue vicende che i media internazionali raccontano quasi quotidianamente.

Ad oggi, tutto resta comunque immutato sul diritto di detenere e utilizzare armi da parte dei cittadini negli Stati Uniti d’America a prescindere dai limiti dell’azione di legittima difesa. Un diritto costituzionale nato all’epoca della costituzione degli Stati Uniti d’America. Ciò, ovviamente, fino a nuova sentenza da parte della corte Suprema Americana.

Perito Balistico Michele Alfarone

Responsabile Nazionale Tiro a Segno Opes

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