Rallentare la crescita della curva dei contagi imponendo un nuovo lockdown agli sport da contatto non può essere la soluzione. Sposare questa linea significherebbe infliggere il colpo di grazia ad un settore, alle associazioni e società sportive dilettantistiche, ai tecnici, ai dirigenti e manager e ai gestori di impianti sportivi che già hanno pagato a caro prezzo la crisi economica dovuta all’emergenza epidemiologica. I danni economici e sociali sarebbero irreversibili.
OPES, attraverso il Presidente Marco Perissa, in rappresentanza di tutte le realtà affiliate all’Ente e degli oltre 800.000 tesserati, esprime tutta la sua preoccupazione sulle misure restrittive che riguardano lo sport e che, sembra, saranno inserite nel prossimo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il provvedimento, che si preannuncia drammatico, potrebbe risultare addirittura catastrofico. OPES non sottovaluta la crisi da coronavirus e i numeri dei contagi in triste e continuo aumento, ma non può tacere di fronte ad una simile scelta.
Come riportato dai più importanti organi d’informazione, i dati dell’Istituto Superiore della Sanità rivelano che solo il 4,1% dei focolai deriva dalla cosiddetta “attività ricreativa”. Pertanto, additare gli atleti amatoriali come untori risulta poco credibile.
Si pensi piuttosto ad intervenire sul sovraffollamento dei mezzi pubblici, piuttosto che infierire su realtà che rispettano in maniera pedissequa protocolli sanitari e di gestione.