“Ogni violenza contro una donna è un crimine contro l’umanità intera!”. Con queste parole, pronunciate in occasione del 25 novembre – Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne – ed inviate ai dirigenti e ai Presidenti dei vari comitati territoriali, il Presidente nazionale di OPES, Juri Morico, vuole invitare ogni attore protagonista dell’Ente a non abbassare mai la guardia su un tema di estrema attualità. Perché, per eliminare una piaga della nostra società, c’è ancora molto da fare. Stando ai dati provenienti dal dossier del Viminale, nell’arco temporale che va dal primo agosto 2021 al 31 luglio 2022, in Italia, 125 donne hanno perso la vita in maniera brutale. Numeri spaventosi che, se paragonati alle tristi rivelazioni degli anni precedenti – 110 vittime nel 2019, 116 donne uccise nel 2020 -, non denotano una tendenza negativa. Anzi, è preoccupante che i casi siano aumentati nonostante le campagne di sensibilizzazione, le leggi ancor più severe e le opere di informazione. Se si va ancora più a fondo, arrivando ad analizzare e a prendere in considerazione i meri numeri inerenti alle denunce, risulta ancora più complicato scattare una fotografia dei casi di violenza nel nostro Paese. Le 15.817 denunce per stalking, ad esempio, potrebbero rappresentare soltanto la punta dell’iceberg. La parte sommersa, quella che per paura, timore, vergogna o per un amore malato non viene segnalata alle autorità competenti, potrebbe assumere proporzioni gigantesche.
OPES, da sempre sensibile a tematiche sociali come la lotta ad ogni forma di violenza, l’annullamento del gender gap ed il contrasto dei cosiddetti fenomeni devianti, ogni giorno si impegna per migliorare il mondo in cui viviamo e per affermare nelle future generazioni i valori positivi dello sport e la cultura del rispetto. Conseguire un simile e nobile obiettivo da soli non è semplice. Per questo motivo, coinvolge nelle sue progettualità ed iniziative la comunità educante, rappresentanti delle Istituzioni, Enti pubblici e privati, realtà del profit e del non-profit, associazioni e società sportive dilettantistiche. Insieme, con l’impegno totale di ciascun protagonista, diventa sicuramente più facile avviare quel cambiamento culturale e quell’opera di educazione necessari alla cancellazione degli stereotipi, dei luoghi comuni e delle violenze. Siano esse fisiche, sessuali, verbali o psicologiche.
Una società malata non si può curare soltanto con una ricorrenza o con una semplice riflessione annuale. Ha bisogno di interventi quotidiani che, tanto nella scuola quanto all’interno degli impianti sportivi, insegnino a bambini, teenager e giovani la cultura del rispetto e dell’uguaglianza. Perché il 25 novembre non può rimanere soltanto una data, bensì deve assurgere a dogma: “Ogni violenza contro una donna è un crimine contro l’umanità intera!”